Chi Siamo

100 anni... 100 sedie

"… Questa è la storia di uno di noi....” giunto, per caso, a Santo Stefano  da un lontano paese del Bellunese che si chiama San Gregorio nelle Alpi. Secondogenito di Bonifacio padre di 18 figli, Domenico De Bortoli classe 1902 eredita dal padre l’arte di impagliare le sedie tipica di quelle parti e la rende un “tesoro di famiglia” che, come tutti i tesori, viene custodito e tramandato di generazione in generazione fino ad arrivare oggi alla quarta, quella di Luca e Lorella, dei veri figli d’arte. 

Ed è sempre la famiglia e l’attaccamento alla tradizione di impagliatori il motivo trainante di ogni loro scelta.

Lorella cambia voce quando mi racconta del papà, del nonno, del bisnonno. Le emozioni non hanno tempo. Si nutrono del passato e alimentano il presente al punto che riesco quasi a vedere  le persone di cui mi parla.  Narciso, il papà, chino su una sedia con la quale sembra fondersi… L’impagliatore e la sedia sono la stessa cosa.  Gesti che diventano dei riti conferendo una sorta di sacralità a quelle mani abili che ripetono da sempre gli stessi instancabili movimenti con grande maestria ed immensa passione.

Ma ritorniamo alla nostra storia, o meglio a quella della famiglia De Bortoli di Oggiona con S. Stefano.


Dopo la fine della guerra Antonio, il terzo dei 18 figli di Bonifacio e fratello di Domenico, decide di emigrare nel Varesotto attirato, come molti all’epoca, dall’industrializzazione del territorio, ma soprattutto dal turismo tipico del Lago Maggiore e di Como che offriva un vasto assortimento di alberghi e case vacanza in stile Liberty. Ottima prospettiva di lavoro per degli impagliatori di sedie. Con l’intraprendenza che lo contraddistinse Antonio, detto anche ‘’il barba”, diventò una figura di spicco nel Varesotto e dintorni. Fu partigiano, scrittore , ma non dimenticò mai le sue radici. Acquistata una grande casa a Capolago, riunì tutta la sua grande famiglia e cominciò in particolare una forte e stretta collaborazione di costruttori ed impagliatori di sedie con il fratello Domenico. Con grande spirito d’iniziativa e coscienza imprenditoriale Antonio ebbe già d’allora l’intuizione, precorrendo i tempi, di impiegare i detenuti del carcere di Varese per la produzione di sedie. All’interno del carcere creò dei capannoni attrezzati in cui lavorarono almeno 40 detenuti , coadiuvati e supportati da 5 o 6 operai dei De Bortoli di Varese, parenti dei “nostri” Lorella e Luca.


Ma la genialità del personaggio fu quella di produrre, all’interno delle carceri, anche le famose sedie “Thonet”, dotando le strutture lavorative di una caldaia per la curvatura del legno a vapore, degli essiccatoi, torni, stampi necessari alla realizzazione del prodotto finito. Aveva viaggiato, era ritornato in Friuli e si era documentato sui processi produttivi di queste magnifiche sedie in legno ricurvo e paglia di Vienna che diventeranno la passione e il vanto del nipote Narciso il quale, nel corso di tutta la sua vita, riuscì ad accumulare una collezione di più di 100 pezzi. Collezione unica per numero e qualità: il fiore all’occhiello di questi 100 anni dalla nascita della “Narciso De Bortoli snc”.

Eh sì, perché il piccolo Narciso , già all’età di 7 anni, seguiva il padre Domenico nel suo instancabile peregrinare d’albergo in albergo, nelle meravigliose strutture turistiche in stile Liberty della nostra zona dei Laghi Maggiore e di Como. Domenico si spostava in bicicletta e trascinava anche la bici del figlio legata con  una fune. Bussavano a tutte le porte e proponevano la loro “arte”. Spesso si assentavano da casa anche per due mesi, solitamente quelli estivi durante le vacanze scolastiche e venivano ospitati dagli stessi albergatori che offrivano loro vitto e alloggio sistemandoli a pranzo e a cena nelle cucine con gli inservienti e per la notte in ripostigli o stanzini di fortuna.  Lorella sorride e afferma: “ mio papà è cresciuto a pane e sedie “. Ma l’offerta formativa non finisce qui. Nonno Domenico e papà Narciso si recavano anche nelle corti rurali, immersi nell’ambiente contadino che ben conoscevano, per costruire ed impagliare sedie con il legno di gelso che veniva conservato e destinato loro appositamente per tale scopo. Ne hanno fatta di strada  e sicuramente di esperienza perché la peculiarità dell’azienda è stata da sempre quella di aver acquisito le due tecniche basi dell’impagliatura: l’intreccio in erba palustre (tipico intreccio classico ad “X” delle sedie contadine) e quello in canna d’India (tipico delle sedie Thonet in paglia di Vienna). E sempre nello spirito della tradizione di famiglia , in base al quale s’impara l’arte e la si mette da parte, Lorella e Luca oggi sono perfettamente in grado di potenziare queste tecniche e competenze alternando intrecci classici con corde naturali ad altri con materiali innovativi che spaziano dalle corde sintetiche a quelle nautiche.



La classica ciliegina sulla torta nella storia della “nostra” bottega artigianale è rappresentata da Milva, la giovane ragazza friulana di cui Narciso si innamora e sposa, trasferendosi poi insieme  a Santo Stefano. Proviene (coincidenza singolare) da Manzano , uno dei tre comuni friulani che costituiscono, soprattutto in quegli anni, il triangolo della sedia e che si aggiudicano 1/3 della produzione di sedie su scala mondiale.

Il connubio tra i due è vincente. Condividono esperienze, talenti e passioni comuni (anche Milva proviene da una zona di impagliatori del Friuli che utilizzavano manodopera prettamente femminile) e l’azienda amplia la sua offerta d’arredamento in stile classico. Lorella e la sua laurea in architettura conseguita al Politecnico di Milano aggiungono un tocco di design moderno alla bottega e cominciano collaborazioni importanti con aziende di rilievo. Ai tradizionali intrecci, disegni, restauri, lavori di imbottitura e piccola falegnameria si accostano una costante ricerca e scelta di materiali nuovi che porteranno allo sviluppo di prodotti innovativi e alla creazione di prototipi moderni: intrecci per l’esterno, per ville, terrazzi, bordo piscina, etc. Scegliere il passato per convertirlo nell’attuale privilegiando esclusivamente il LAVORO ARTIGIANALE. Questa è stata la svolta vincente voluta da Lorella e Luca. Due professionisti che fondono sapientemente l’antico col moderno, la tradizione con l’innovazione, realizzando prodotti artigianali di alta qualità, assolutamente e volutamente “HAND MADE”. Quel ‘fatto a mano’ che viene da lontano, dalle loro origini, dall’appartenenza ad un territorio, ad una storia familiare. Quel ‘fatto a mano’ che è il loro marchio di fabbrica, la loro identità come azienda, ma anche come persone in virtù della quale restaurano ed impagliano con lo stesso entusiasmo sedie “ famose “ come le Thonet e sedie “ della memoria “, come le definisce Lorella, che non hanno alcun pregio se non il valore affettivo delle persone a cui sono appartenute. E’ una bottega che ha un cuore. All’interno sono esposte oltre 400 sedie, simbolo della creatività e della capacità dei proprietari, ma la collezione di oltre 100 pezzi di sedie Thonet ed altri oggetti di rara bellezza come una preziosissima culla, dondoli, divanetti, una portantina, appendiabiti, sono l’anima pulsante della bottega. Narciso si era sensibilizzato fin dai primi anni “70 al valore ed alla bellezza intrinseca della sedia Thonet. Aveva letto libri e frequentato gli antiquari e i mercatini della zona (Castiglione Olona) ed iniziato a restaurare e comprare i primi pezzi anche dai clienti. Per ricompensare le fatiche del papà, e gratificarne l’impegno, la passione e l’amore, la moglie e i figli hanno deciso, in occasione dei 100 anni dell’azienda, di allestire una mostra permanente “ THONET “ a Santo Stefano in Via Garibaldi, la sede storica della Narciso De Bortoli snc. Un’occasione unica per la nostra comunità. Purtroppo l’epidemia di Covid 19 in corso farà slittare l’apertura alla primavera/estate prossime 2021, ma Lorella e famiglia sono estremamente fieri ed onorati di invitare tutta la cittadinanza alla visita di questo museo straordinario per importanza ed unicità della collezione esposta, frutto di un costante e minuzioso lavoro di restauro e di conoscenza profonda dei materiali e delle tecniche di lavorazione. Alcuni pezzi della collezione sono già stati esposti al Battistero di Velate lo scorso Ottobre e ancora prima al Politecnico di Milano e sono tuttora disponibili ed oggetto di possibile visita da parte di chiunque lo desideri presso la sede di Via Garibaldi a Santo Stefano. La mostra permanente “ Thonet ” intitolata a Narciso De Bortoli, artigiano stimato e conosciuto ad Oggiona con Santo Stefano e non solo, potrebbe anche arricchirsi, secondo l’intento dei figli e in particolar modo di Lorella, di un percorso di laboratori e di iniziative didattiche in collaborazione con le scuole e le istituzioni del Comune. Il grande sogno di Lorella è quello di poter realizzare , in un futuro alquanto prossimo, una CORTE DEI MESTIERI, formata da artigiani altamente specializzati che possano unire le loro competenze e specificità al servizio del proprio e altrui interesse. Sarebbe bello, aggiunge, poter scegliere un’area o una struttura dismessa del paese e sottoporla ad un progetto di riqualificazione ambientale e rivalorizzazione del territorio. Così facendo, nello specifico, si potrebbe inserire la tradizione del lavoro artigianale in un contesto nuovo e dal design moderno, riunendo e mettendo a frutto competenze artigianali, imprenditoriali e soluzioni d’architettura.


In epoca di globalizzazione, difendere la specificità, le tradizioni, l’appartenenza ad un territorio, i valori della famiglia, la dignità del lavoro, a discapito della logica del solo e mero profitto, sono l’insegnamento che una realtà come la Narciso De Bortoli snc vuole condividere attraverso il suo operato e l’imminente mostra “ Thonet “ con tutti noi cittadini di Oggiona con S. Stefano. La bottega del "cadregat" , come lo chiamavano in paese, resta un luogo magico dove passato e presente si confondono e dove si respirano la passione e l’amore per un mestiere, quello dell’artigiano che, oltre ad un modo di fare, è innanzitutto un MODO DI ESSERE.

 Arriverà anche la quinta generazione, potete esserne certi. 


AUGURI E ALTRE 100 DI QUESTE SEDIE! 


Cristina  Martignoni 

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